CONTRIBUTI D'ARCHIVIO - Cosa è un archivio?


“Una sorgente inesauribile di racconti, fonte di conoscenza depositaria della nostra memoria”.

Alessandra Carrieri

“L’archivio è il nostro DNA”.

Luigi Compagnoni

“Archivio, in particolare l’Archivio d’artista è un ente dinamico, fonte di informazione e conoscenza, autorevole riferimento per la ricostruzione della vita e della personalità di un artista e della genesi della sua opera, ed oggi, anche strumento di identificazione e certificazione dell’autenticità della sua produzione”.

Alessandra Donati

Gli archivi della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, molteplici e di varia natura, rappresentano l’ossatura, la linfa vitale delle collezioni e della vita del nostro Museo.

Ne esistono quattro diverse tipologie: primo per formazione e perché vede la Galleria come suo Soggetto produttore è l’archivio generale ove tutti i documenti che l’istituto produce e riceve sono gestiti. Questo luogo ne preserva il valore, il significato e, contemporaneamente, li rende costantemente reperibili per ogni utilizzo. I complessi documentari della Galleria Nazionale vengono dunque gestiti nella loro prima fase in quello che si definisce archivio corrente, ma ognuno di essi, col tempo, è destinato a spostarsi. La transizione comincia ad un anno dalla chiusura del fascicolo quando, conclusa l’attività che lo ha generato, se ne effettua il trasferimento nell’archivio di deposito, per poi concludersi, dopo trent’anni, con la storicizzazione e la conseguente completa fruibilità da parte di qualsiasi utente.

Dal 1946 poi esiste anche un Archivio fotografico, ricco di un patrimonio di immagini che comprende l’intera collezione di opere, di pittura, scultura e grafica del Museo, nonché la documentazione degli allestimenti del museo e delle sue mostre. Attualmente, la Fototeca possiede 10.000 stampe fotografiche in bianco e nero, 15.000 diapositive, 60.000 negativi in bianco e nero tra cui 500 lastre in vetro, 6.000 fotocolors, VHS e DVD.

Sempre nel 1946 nasce l’Archivio bioiconografico, peculiarità assoluta e di grande importanza della Galleria Nazionale. Conserva notizie sugli artisti, sono presenti più di 25.000 fascicoli monografici, sui critici, sui curatori, in forma di materiali stampa di ogni genere, dagli inviti ai manifesti, dai comunicati stampa alle locandine o alle piccole brochure o ancora in forma di documenti fotografici relativi a mostre ed eventi di istituzioni pubbliche e private e naturalmente della Galleria stessa. Tutti i materiali provengono dall’abbonamento alle rassegne stampa sull’arte così come dalla relazione diretta con artisti, curatori e personaggi di vario genere, oltre che dal nostro stesso Istituto. Questo patrimonio, in permanente crescita, costituisce un archivio di eccezionale valore storico per la sua completezza e per la sua unicità, oltre che per la sua consistenza poiché parliamo di più di trecento metri lineari di documentazione.

Infine repertori documentari di grandissima rilevanza storica e di eccezionale valore sono i Fondi storici che la Galleria nazionale acquisisce con varie modalità fin dal 1973, dall’acquisto alla donazione, dal legato testamentario al comodato. Sono archivi generati da altri enti, movimenti, soggetti singoli, legati a vario titolo alla storia del Museo, che arricchiscono il patrimonio della Galleria Nazionale con una documentazione che aggiunge sostanza storica scientifica alle collezioni delle opere. I fondi storici raccontano storie differenti, da quella di Ugo Ojetti, a lungo presidente della commissione che acquistava le opere della Galleria all’inizio del novecento, a quella della Galleria L’Obelisco, prima ad aver riaperto nell’Italia del secondo dopoguerra nota per aver portato in Italia per prima artisti del valore di Rauschenberg o Calder e ad aver creduto in artisti come Alberto Burri. Ma ancora l’Archivio di Anton Giulio Bragaglia, chiuso ad ogni consultazione fin dagli anni ’80 del ‘900 o quello dell’iconica figura di Carla Lonzi. La documentazione si presenta nella forma dei manoscritti, delle corrispondenze, delle bozze, delle fotografie, e dei documenti personali risalenti ai personaggi dell’arte, della letteratura, della cultura.

I documenti raccolti in questi Archivi sanciscono dunque la relazione speciale della Galleria Nazionale con il mondo esterno e la trasformano in un’autentica finestra sull’arte e sulla cultura moderna e contemporanea di tutto il mondo, generando un inesauribile dialogo con la storia e ponendosi come infinito dispositivo di narrazioni.

Gli Archivi della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea

L’archivio è sempre stato per me un forziere di tesori, come il baule di cose misteriose che scovi nel solaio della nonna e non vedi l’ora di aprire e rovistarvi dentro, per trovare oggetti e forme con le quali trasformare il tuo mondo, travestirti, dare un altro nome alla giornata. Fin da piccola ho amato le cantine e i solai, i cassetti dei mobili vecchi, tutti quei luoghi dove si nascondevano, allora e oggi, storie dimenticate, pezzettini di carta e immagini sbiadite, frammenti luccicanti…come una gazza ladra, raccoglievo tutto ciò che potevo trovare, e lo riponevo nelle scatole dei biscotti, ordinando i miei reperti per colori e forme. Poi all’università ho scoperto che gli archivi sono scaffali e scaffali di riviste, lettere, libri e fotografie, progetti e appunti appassionati e lucidissimi da sfogliare; che l’archivio è l’osservatorio privilegiato dal quale interrogare la storia sociale e la cultura quotidiana e trovare relazioni con le arti visive, l’architettura, il design, l’urbanistica. Del resto, così mi hanno insegnato a Conservazione dei Beni Culturali a Parma, dove studiare significa mettere assieme centinaia di pezzi di un puzzle composito, di geografie e lingue diverse, intersecando le discipline. Quel percorso ha segnato inequivocabilmente il mio modo di lavorare: con negli occhi le tavole dell’atlante di Warburg, la Casabella dell’architettura radicale e i viaggi dei pellegrini sulla via Francigena, ho compiuto il dottorato allo IUAV a Venezia, dove ho lavorato su Paolo Scheggi, artista dalla vita brevissima che ha mescolato tutte le carte, tirando sempre fuori una meravigliosa, impeccabile purezza. Con l’inestimabile aiuto di Franca Scheggi Dall’Acqua, moglie ed erede, l’archivio di Paolo Scheggi è stato così sistematizzato, e ne sono scaturiti progetti espositivi, pubblicazioni, giornate di studio, e ovviamente il Catalogo ragionato. Poi sono venuti altri archivi, diversi, ognuno una scommessa di vita e arte: quello di Antonio Scaccabarozzi, dove la precisione maniacale dei quaderni di lavoro dell’artista si unisce alla vitalistica iperattività della moglie ed erede, Natascia Rouchota; e quello di Francesca Pasquali, amica e compagna di tante avventure, dove sono i materiali, nella loro continua trasformazione, a chiederci o meglio dirci a come archiviare.
Non smetto mai di stupirmi.
L’archivio è questo: una macchina delle meraviglie, che ci fa immergere nella vita, che con noi cresce e si trasforma.
Per questo non posso farne a meno.

Ilaria Bignotti

Project Marta Monitoring Art Archive affida al suo archivio una responsabilità nuova, un compito “aggiuntivo” oltre a quello tradizionale di luogo di memoria e di raccolta dedicato a preservare idee ed anima di opere d’arte ed artisti. Si tratta di un compito alimentato dall’aspirazione di educare appassionati, operatori, collezionisti alla conservazione preventiva delle opere d’arte contemporanee, una conservazione mirata e dedicata che possa divenire una buona prassi da adottare in ogni occasione di interazione con un’opera d’arte.

Per ogni artista presente nel nostro archivio vi è almeno un suo lavoro per cui è stata realizzata un’intervista e a seguire è stata redatta una scheda tecnica, un documento cartaceo e digitale - compilato e firmato da artista e dal referente Project Marta - che raccoglie informazioni relative l’intento artistico dietro alla sua realizzazione. Non solo l’idea e la tecnica che ha dato una forma all’opera in esame, anche i dettagli in merito ai materiali scelti, i collaboratori coinvolti, l’allestimento prediletto, il restauro ipotizzabile… ogni informazione riguardante il divenire di un dipinto, una scultura, un’installazione e via dicendo viene raccolta e conservata all’interno della scheda, perché sia facilmente consultabile da chiunque venga a contatto con l’opera.

La condivisione di informazioni – tra artista e referente Project Marta, tra referente e consulente tecnico che fornisce indicazioni pratiche per una corretta esposizione, manutenzione, trasporto e imballo, tra il contenuto della scheda tecnica e collezionisti, galleristi, operatori – è il cuore pulsante, il credo e la forza di questo archivio. Per questo le parole chiave che gravitano attorno a Project Marta sono attenzione, prevenzione, conoscenza, condivisione, approfondimento, cura, scheda tecnica.

L’utilità di questo archivio? Fornire tutte le indicazioni necessarie per rispettare il messaggio e l’intento di ogni opera d’arte, tutte le informazioni utili ad esporla e conservarla in maniera corretta, fornendo i contatti diretti di consulenti e collaboratori in caso di problemi oppure di approfondimenti. Limitando i danni accidentali si preserva il valore dell’opera, in tutti i sensi.

In questo tempo sospeso, invitiamo ancor più a riflettere sull’importanza di dedicare il giusto momento di condivisione in vista di una protezione futura, perché prevenire è sempre meglio che curare.

Benedetta Bodo