Claudia Losi - Maggio 2020

Cosa stiamo imparando da questo tempo?

Ciao,
vi rispondo con una lettera perché in questo momento sono in una fase di rincorsa: non riesco bene a mettere le idee una dietro l'altra, anche se sono fortunata per molte ragioni poiché ho la possibilità di stare in questo tempo dilatato senza particolari traumi o dovendo far fronte a dirette situazioni d'allarme.
Ma l'ansia permane, subdola. Non te ne accorgi. Accelero e decelero improvvisamente, corpo e pensieri.
Ho letto stamane, sulla newsletter di un portale, Medusa, che si occupa, soprattutto, di buona divulgazione scientifica, qualcosa che da misura dello sperdimento in cui mi trovo.
Franz Kafka annota su un suo diario, alla data 2 agosto 1914, all'entrata dei tedeschi nella Prima Guerra Mondiale “La Germania ha dichiarato guerra alla Russia. - Nel pomeriggio, lezione di nuoto”.
Non vuol dire non reagire, non avere parole... ma avere coscienza di essere in qualcosa di talmente più grande da non lasciare spazio che alla propria piccola grammatica. Stare in quello che accade (o non accade) ogni giorno. Con un urgenza ancora più feroce di prima.
Stare in quello che accade e nello stesso tempo cercare parole comuni, attrezzare, con strumenti che forse mai avremmo immaginato di utilizzare, un agire condiviso. Interessante sfida quella di capire come si potrà fare comunità in questo nuovo contesto. Con una corporeità che andrà reinventata. Che sia questo quello che sto imparando? Forse.
Ma sono talmente tanti gli interrogativi, che non riesco davvero a lanciare ponti. Forse solo a guardare fuori dalla finestra, per ora.
Non dimenticando l'enorme quantità di malessere, dolore diffuso che sta covando dietro a molte di quelle finestre.
Non dimenticando la speranza, nell'idea di un ricominciamento che rifondi la nostra visione del rapporto con la terra che abitiamo.
Un azzeramento che può andare in direzioni contrarie l'una all'altra.

Ho sempre messo al centro del mio lavoro il corpo, lo stare nei luoghi e attraversarli; creare comunità temporanee, spesso attraverso la copresenza di corpi. Oppure chiamate attraverso una domanda comune, un partecipare incorporeo. Ho sempre guardato al mondo naturale come a una macronarrazione di cui facciamo parte, che ci contiene come insieme complesso, irrelato in ogni sua parte. Parte inscindibile di un tutto che non fa sconti.
Vorrei continuare su questa strada. Non dimenticare il corpo, il bisogno della presenza. E sentirmi ancora parte di una grande narrazione comune.

Claudia Losi - Artista
#pensierieprogettidipersonecuriose


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