Claudio Bissoli - Giugno 2020
Cosa stiamo imparando da questo tempo?
Abbiamo imparato, forse è più opportuno dire scoperto, che c’è anche altro. Quello spazio sconosciuto ai più a cui diamo il nome di coscienza o consapevolezza. Com’è stato questo incontro? A questa domanda dovremmo tutti essere invitati a rispondere. Cosa abbiamo osservato in questa fase che ha per forza attivato un processo introspettivo, un legame intimo, che ci ha portati a scrutare un panorama spesso offuscato o sotto traccia, troppo occupati a costruirci un’identità basata soprattutto sul fare, sull’imparare qualcosa, sul dimostrare qualcos’altro. Azioni rivolte sempre alla realtà esterna. Com’è la nostra coscienza? Di cosa è fatta la nostra consapevolezza? Si è fermato tutto e ci è stato chiesto, non così esplicitamente ma di fatto, semplicemente di stare con noi stessi. La mente accelerava, trovava soluzioni o problemi da risolvere, così è fatta, questo è il suo lavoro. Ma si doveva stare in casa e ritornava in tutti noi, a chi più e a chi meno, quell’immagine, quello spot: Chi siamo qui ed ora nelle nostre abitazioni costretti a rapportarci alla nostra effimera identità? Tutti ci siamo dovuti confrontare con un senso nuovo, il non fare. Abbiamo, almeno i più fortunati, osservato un’esperienza curiosa che, sempre nei più fortunati, ha forse destato interesse e attivato un senso di esplorazione di scoperta: cos’è questo stupore, sorpresa, felicità, paura, confusione, leggerezza, disorientamento. Come sono fatti questi complessi sentimenti, come mai si presentano, che forma hanno? Ecco che questo forzato stop, questo spazio del non fare, può diventare il tempo per avere nuove prospettive, una specie di rinascita o meglio di rigioco, possiamo osservare con lenti diverse le cose dell’esperienza? Possiamo imparare a conoscerci e ad ascoltarci. Ebbene si, lo abbiamo fatto. Ci siamo parlati e abbiamo fatto spazio alla nostra consapevolezza: un qualcosa che sa che cosa è giusto o sbagliato, un qualcosa che ci indica dove andare, se siamo usciti dal sentiero e come rientrarci. Non perdiamo il contatto con questa scoperta, è veramente rivoluzionaria. E’ possibile coltivare questa esperienza e con fiducia e pazienza, dedicare parte della nostra vita ad incontrarci, così com’è avvenuto nel lockdown, una circostanza straordinaria ma che ci ha mostrato una via, un’opportunità, una buona occasione per ciascuno di noi per osservare da vicino la propria sostanza. Possiamo osservare tutto questo con interesse vivo e partecipe. Osservare cosa si muove dentro di noi senza necessariamente passare all’azione o alla parola affrettata o al giudizio impulsivo o al fare tanto per. Possiamo tornare al corpo, al respiro che ci accompagna. Possiamo rallentare e semplicemente osservare le cose e come tutto questo risuoni in noi. Possiamo renderci disponibili ad accettare che siamo parte di una cosa molto più grande e misteriosa. Gli altri, l’ambiente, la natura, il mondo. Grati al lockdown, ora sta a noi.
Claudio Bissoli - Psicoterapeuta
#pensierieprogettidipersonecuriose