Fabrizio Bellomo - Maggio 2020
Cosa rimarrà di questo tempo?
Cosa rimarrà per me. Posso parlare solo dal mio punto di vista. Rimarrà un lungo e lento lavoro di pulizia interiore. Un cambiamento personale che sta andando a coincidere con importanti cambiamenti della collettività. Per me e per ora. Per altri corrisponderà a ricordi di lutti e silente disperazione. La domanda dovrebbe essere prospettica.
Come stiamo costruendo “ponti” dall’interno verso l’esterno delle nostre case?
Li stiamo costruendo? O stiamo principalmente e più banalmente accelerando il processo di atomizzazione della società, in corso da decenni e forse giunto ora a una sua epocale diramazione? Sono domande pure le mie – quelle con le quali ti rispondo.
Come rigenereremo la nostra socialità e gli spazi comuni?
L’espressione rigenerazione urbana mi infastidiva già prima, quindi figurati adesso, che viene continuata a essere utilizzata a sproposito: la socialità e gli spazi comuni quando sono stati ‘rigenerati’ e ‘riqualificati’ negli ultimi decenni, sono stati spesso accompagnati da subdole forme di privatizzazione: divenuti fruibili – per lo più – solo da determinate tipologie di classi sociali. Indovina quali?
Come interverremo per ristabilire un equilibrio tra l’uomo e la natura?
Ascoltandola e assecondandola nelle direzioni che ci sta indicando in questi mesi di nostra assenza – sta tracciando vie, tocca solo seguirle, che è però la cosa più difficile. Assecondare l’organico e non imporre nuovamente l’astrattismo geometrico – sul quale abbiamo imbastito le griglie che hanno regolato le nostre vite contemporanee.
E in definitiva:
Cosa stiamo imparando da questo tempo?
Ad andare piano e a farselo piacere, dopo un po’ è diventato anche piacevole sotto alcune sfaccettature. Cosa ho imparato però posso dire, cosa abbiamo – non lo so.
Fabrizio Bellomo - artista
#pensierieprogettidipersonecuriose