Vittorio Corsini - Aprile 2020
Questo momento che viviamo sostanzialmente divisi gli uni dagli altri mette in evidenza la necessità delle pratiche collettive di scambio e incontro penso perciò che ognuno di noi cerchi e trovi delle possibilità di fuga, di allentamento da questa rigida clausura attraverso varie forme: le prime sono sicuramente quelle delle chat, delle telefonate, delle videochiamate o videoconferenze, che alimentano rapporti già esistenti, ma ne esistono anche altre come i balconi, le finestre, i corridoi, le scale, i vani comuni dei condomini che permettono un avvicinamento talvolta incredulo tra vicini che non abbiamo mai salutato.
Come diceva Aristotele l’uomo è un animale sociale, per cui non credo che dovremo rigenerale la socialità, essa è patrimonio genetico dell’uomo, lo stiamo vedendo anche in questi giorni, non possiamo fare a meno di partecipare anche se in forme ridotte alla vita collettiva, abbiamo bisogno di darci una vita collettiva; un discorso molto diverso invece è per gli spazi comuni, perché spazi pensati, progettati, secondo logiche che rispondevano a necessità e urgenze molto diverse dalle attuali e molto facilmente diverse da quelle che avremo dopo se resta vero quanto stiamo avvertendo in questo momento: mi riferisco soprattutto a Milano dove vivo, l’aria tornata respirabile, il cielo azzurro, gli animali che girano, lo stress da prestazione quasi scomparso, per cui immagino questi spazi pubblici non più luoghi per decompressione, dove vai per recuperare quanto perso durante la giornata lavorativa, ma luoghi in cui la contiguità tra vissuto e desiderio tra reale e immaginato sia prossima, luoghi insomma dove la vita si abbina alla gioia.
Questo periodo ci fa vedere la natura con occhi diversi, ci sta riattraversando, contaminando in presenza o assenza ci sta costringendo ad essa. Come interverremo non so dirti in quanto è in primis un problema politico che si pone, e quindi difficilmente risolvibile con qualche idea singola. Penso in realtà che dipenderà molto dalla Cina che in questo momento sta dando le direttive al nuovo corso del mondo, ho paura che dovremo adeguarci.
In questo tempo stiamo valutando gli errori fatti in passato, e stiamo proiettando la vita, la nostra vita nel futuro prossimo in cui “riprenderemo” a vivere, come se questo momento fosse di sospensione totale, come da non mettere in conto e seppure sappiamo che lo ricorderemo come esperienza forte, non facesse parte degli anni vissuti, come se la vita fosse riprendere da dove abbiamo lasciato. Quindi quello che stiamo imparando è una domanda sotterranea che non vogliamo sia posta: che farò dopo?
Intanto viviamo (la vera lezione).
Vittorio Corsini - Artista
#pensierieprogettidipersonecuriose